Marco Impagliazzo, Poveri e preghiera – La Congregazione delle Piccole Suore della Divina Provvidenza, San Paolo, 2005.
La congregazione delle Piccole Suore della Divina Provvidenza ha origine tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Lo scopo della fondazione è ben indicato dal titolo del volume: Poveri e preghiera. Seguendo il modello del cattolicesimo sociale piemontese che ebbe i suoi rappresentanti più insigni in san Benedetto Cottolengo e san Luigi Orione, la Fondatrice madre Teresa Grillo Michel vuole operare nella società restando ben ancorata alla spiritualità cristiana. E tuttavia madre Michel è una donna che, per di più, viene dall’alta borghesia. Ella introduce allora nella sua fondazione una sensibilità tipicamente femminile che permette alle sue figlie di evitare certe asperità maschili e di inserirsi più facilmente in paesi lontani, quali il Brasile e l’Argentina. Con queste premesse si possono intuire, però, anche le grandi difficoltà che la nuova congregazione dovette affrontare, in Italia e all’estero, nel tempo della prima guerra mondiale e del ventennio fascista. Alla fine la tenacia di madre Michel e delle sue religiose venne premiata e la congregazione poté proseguire il suo cammino in Italia e in America Latina con il riconoscimento pontificio. L’ideale restava quello delle origini: poveri e preghiera. È questo il binomio con il quale le suore della congregazione nata per opera di Teresa Michel, nel frattempo beatificata da Giovanni Paolo II nel 1998, vogliono proseguire il loro cammino anche nel millennio appena iniziato.
Marco Impagliazzo è professore di storia contemporanea. Egli è riuscito nell’impresa di tracciare una biografia della fondatrice e insieme una storia della congregazione delle Piccole Suore della Divina Provvidenza.
POVERI e PREGHIERA
La Congregazione delle Piccole Suore della Divina Provvidenza
introduzione dell’autore
È stata un’esperienza di studio, ma allo stesso tempo di arricchimento spirituale quella che ho vissuto scrivendo il libro, Poveri e preghiera. La Congregazione delle Piccole Suore della Divina Provvidenza (Ed. San Paolo, 2005). Per più di due anni ho conosciuto questa storia attraverso la lettura dei documenti della prima ora, come di quelli più recenti, ma anche visitando l’opera della Michel nella sua città, Alessandria. Ne è emersa la vicenda di una comunità religiosa che matura la sua spiritualità in tempi complessi. La madre Michel e le sue prime compagne hanno vissuto in anni molto complessi. E proprio le difficoltà vissute da questo piccolo gruppo di donne a cavallo tra Ottocento e Novecento, passato attraverso due guerre mondiali, fanno emergere un percorso religioso per molti aspetti originale. E’ quello della congregazione delle Piccole Suore della Divina Provvidenza. Sulla figura della fondatrice, Teresa Grillo coniugata Michel, figlia della borghesia alessandrina, nata il 25 settembre 1855 a Spinetta Marengo, esistono biografie e numerose testimonianze. Meno esisteva sulla storia della Congregazione che, secondo il mio studio, ha molti tratti originali che derivano dalla sofferta scelta di una donna che, nell’Italia di fine Ottocento, rifiuta le sicurezze e gli agi di una vita borghese per servire i poveri insieme ad altre compagne.
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Teresa Grillo Michel è stata beatificata nel maggio del 1998, a Torino, da Giovanni Paolo II. Se qualcosa è stato scritto su di lei, ancora poco però si conosce sulla storia della congregazione. Il volume, Poveri e preghiera, nasce dal tentativo di rispondere a un vuoto storiografico, ma anche di collocare la vicenda della Congregazione delle Piccole Suore della Divina Provvidenza, relativamente giovane e non tra le più grandi, nella storia più generale della Chiesa e della società. Un’opera che parte dagli inizi, dal gennaio del 1899, sino alla morte della fondatrice, il 25 gennaio 1944.
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Si tratta di una congregazione italiana, che però sin dall’inizio sceglie di non chiudersi nei confini nazionali. Già nei primi anni del Novecento comincia a diffondersi in Brasile prima, in Argentina poi e in seguito in India e in Camerun. In Italia nasce e si sviluppa in anni complessi in cui si assiste a difficili rapporti tra il nuovo Stato liberale e la Chiesa. Se, dopo il 1870, il papa era divenuto ospite in uno Stato laico e anticlericale, un po’ tutto il cattolicesimo “viveva in condizioni di “ospite” in un secolo che sembrava aver perso o essere destinato a perdere il proprio carattere tradizionale cristiano”, come ha scritto Andrea Riccardi. Lo Stato si secolarizza, mentre la modernità sembra sradicare inesorabilmente la vita religiosa dai quadri istituzionali prima e dai comportamenti poi. La Chiesa vive una sorta di disorientamento in un tempo che considera estraneo, dopo aver vissuto per secoli in un contesto “cristianizzato”, e sceglie una politica intransigente verso la società liberale.
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È in questo panorama, profondamente nuovo e complesso per la Chiesa, che muove i suoi primi passi la congregazione fondata dalla Madre Michel. Ma c’è di più. La città che vede svilupparsi questa famiglia religiosa è Alessandria, un ambiente non facile per i cattolici. Lo si percepisce subito dall’assenza di una cattedrale, che nel 1804 era stata distrutta da Napoleone per far posto a una piazza d’armi. Ma Alessandria è anche definita la “città rossa” avendo rappresentato per il movimento operaio un’esperienza-pilota. E’ stata infatti la prima città italiana ad essere guidata da un’amministrazione socialista, quella dell’orologiaio Paolo Sacco, eletto nel 1899 proprio grazie all’accordo tra radical-democratici e socialisti. Con alterne vicende, lo stesso governo ha retto la città fino al 1922. Il clima cittadino nel quale la congregazione fondata da Teresa Michel vede la luce è segnato dallo scontro radicale tra socialisti e cattolici. I rapporti reciproci sono sempre tesi, problematici, a tratti violenti, comunque mai buoni, come emerge dagli studi di Maurilio Guasco.
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Per i cattolici, dopo l’esperienza delle misure anticlericali e laicizzanti, il socialismo appare un nemico che sta rapidamente corrompendo il tessuto sociale della città. I parroci, nei loro scritti, testimoniano quello che potrebbe definirsi “un non incontro”. La presenza di operai in parrocchia, nelle Messe e nelle altre attività, viene definita “deleteria”, e causa di “rovina morale, materiale e religiosa del paese”. Il socialismo viene indicato dal clero come il maggiore responsabile del raffreddamento religioso della gente, riscontrabile nella diminuzione della pratica domenicale e nella “sparizione” dei giovani dalle parrocchie.
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È dunque in questo clima che matura l’esperienza delle Piccole Suore della Divina Provvidenza. Ma la Congregazione si è poi dovuta confrontare con gli sconvolgimenti provocati dalle due guerre mondiali, passando attraverso il periodo fascista. Mentre Alessandria fu risparmiata dalle distruzioni della grande guerra, lo stesso non avvenne durante il secondo conflitto mondiale, quando una serie di bombardamenti provocò gravi danni alla città e perdite di vite umane. Anche il luogo dove sorgeva in passato il Piccolo Ricovero, poi trasformato nella Casa Madre delle Suore, fu investito da un bombardamento, senza tuttavia provocare morti. Nei tempi difficili e drammatici delle due guerre, le Suore non smisero mai di accogliere bisognosi, anzi si prodigarono per dare rifugio a tanti infelici. La Michel e le sue compagne non furono mai attratte dalla retorica del nazionalsocialismo, né da quella del fascismo e videro sempre la guerra come una rovina. Trovarono un forte sostegno, durante il fascismo e la seconda guerra mondiale, in Carlo Torriani, esponente di rilievo dell’Azione Cattolica, poi diventato sacerdote, noto per le sue posizioni antifasciste per essere stato tra gli uomini più vicini a Luigi Sturzo nella fondazione del Partito popolare.
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Ma oltre al contesto storico è da considerare anche la “geografia” delle opere della Congregazione, frutto di scelte sempre legate alle domande che emergevano dagli ambienti più poveri con i quali si veniva a contatto. Questa “geografia” mostra come, anche con il passare degli anni e l’accumulo delle esperienze, la congregazione abbia conservato il suo tratto caratteristico, cioè quello di voler essere una comunità estremamente aperta ai bisogni e alle emergenze sociali. Un orientamento che portava a scelte non calcolate, ma sempre “condizionate” dalla fiducia nella Provvidenza. Non è facile infatti, soprattutto per i primi anni, stabilire un elenco preciso delle opere, delle collaborazioni, dell’assistenza prestata per brevi o lunghi periodi, in strutture pubbliche e private, o a domicilio, dalle suore della Michel. Ma emerge al tempo stesso che la fondatrice aveva chiara una necessità: all’allargamento delle azioni di carità doveva corrispondere sempre un maggiore radicamento nella città di Alessandria, e, in seguito, a Roma. Non è possibile spiegare altrimenti l’insistenza e la tenacia con la quale la Michel, negli anni Venti, difese la permanenza delle suore e della loro attività nei “luoghi storici” della Congregazione. Ciò a partire dai locali che avevano visto nascere il Piccolo Ricovero e che, dopo la nascita nel 1927 del grande istituto per i poveri nella periferia di Alessandria, finanziato da Borsalino, non viene abbandonato ma diventa il cuore della famiglia religiosa. Lo stesso spirito, di fedeltà agli ambienti e, al tempo stesso, di apertura al mondo, si può riscontrare nell’odierno aspetto della Congregazione in Italia e nel mondo. E ad Alessandria, nonostante le difficoltà vissute, alla fine le Piccole Suore sono riuscite non solo ad affermarsi vincendo le resistenze di una città che sembrava ostile a tutto ciò che era religioso, ma anche a crescere. Un esempio per tutti: ai funerali di Madre Teresa, nel gennaio del ’44, tutta Alessandria si è fermata per rendere omaggio a quella che tutti ormai chiamavano “la Madre”.
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Mentre il libro viene consegnato nelle mani dei lettori, vorrei soltanto segnalare che il titolo Poveri e preghiera, rispetta quello che è stato l’ideale alle origini dell’opera della Michel e che da più di un secolo guida le Piccole Suore della Divina Provvidenza dovunque esse vivono e operano. Infine, ora che il volume è terminato, mi corre l’obbligo di ringraziare di cuore suor Maria Tamburrano che con grande intelligenza, disponibilità e memoria della storia della Congregazione, mi ha aiutato a compiere quest’opera che è soprattutto omaggio alle tante suore e ai tanti poveri che si sono incontrati secondo un grande disegno della Provvidenza.
Marco Impagliazzo
Presentazione sul libro “Poveri e Preghiera”
ad Alessandria
Nella serata del 14 gennaio 2006, nel salone del palazzo della provincia si è svolta la serata di presentazione del libro “Poveri e preghiera” scritto dal Prof. Marco Impagliazzo, professore associato di storia contemporanea all’Università per stranieri di Perugia. Oltre all’autore del libro erano presenti Sua Ecc.za Mons. Fernando Charrier, Vescovo della Diocesi di Alessandria, Madre Natalina Rognoni, Superiora generale della Congregazione delle Piccole Suore della Divina Provvidenza , il Prof. Agostino Pietrasanta, membro e moderatore del Consiglio Pastorale della Diocesi di Alessandria, don Maurilio Guasco, sacerdote e professore ordinario di Storia contemporanea presso l’università del Piemonte Orientale. È intervenuto altresì, come moderatore, il dott. Marco Caramagna, giornalista-editorialista, direttore del settimanale cattolico “La Voce Alessandrina”.
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Madre Natalina, nel proprio intervento iniziale, oltre al ringraziamento all’autore del libro e agli intervenuti alla serata, ha posto in luce la linea guida che ha rappresentato il motivo di fondo di tutte le iniziative organizzate per festeggiare i 150 anni dalla nascita di Madre Teresa Michel, quella cioè di evidenziare la freschezza e l’attualità del carisma ispiratore dell’Opera fondata dalla nostra sorella alessandrina. In particolare – ha sottolineato la Superiora – la fatica dell’autore nel presentare soprattutto una storia delle Piccole Suore della Divina Provvidenza, piuttosto che una biografia della fondatrice, ha colto in pieno il desiderio di proporre, in particolare ai giovani del terzo millennio, l’esempio di vita di Madre Teresa, come una via di piena realizzazione di se stessi.
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Certamente la realizzazione di un sogno da parte della fondatrice è coinciso anche con l’esigenza di affrontare i molti ostacoli frapposti dalla società dell’Ottocento, ad Alessandria in particolare, percorsa da conflitti sociali che solo la perseveranza di una donna veramente in linea col Vangelo, vissuto “sine glossa”, poteva comporre nella mirabile opera di cui è stata l’ispiratrice. Proprio la ricerca di vivere pienamente il Vangelo ha favorito l’altro aspetto caratterizzante la vita di Madre Teresa Michel, da individuarsi nella preghiera, tanto da indurre Mons. Charrier, nel proprio intervento, ad esprimere la personale convinzione che, forse, il titolo più appropriato dell’opera potesse essere “Preghiera e poveri”, considerando che tutta l’attività portata avanti dall’ordine durante la vita della fondatrice e negli anni a seguire traeva la propria origine dal continuo attingere alla fonte inesauribile della preghiera. Lo stesso particolare rapporto di affinità, testimoniato dai documenti, esistente tra don Luigi Orione e Madre Michel, era scaturito dall’affidamento alla preghiera contemplativa, anche nei momenti di difficoltà ed incomprensioni, che lo stesso santo tortonese aveva dovuto affrontare.
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Certamente, però, il rapporto privilegiato con Dio e la ricerca continua di compiere la Sua volontà non avevano distolto Madre Teresa dall’affrontare, anche in maniera – se si vuole – “provocatoria”, ma molto lungimirante rispetto all’epoca in cui si trovava a vivere, i problemi pratici della vita quotidiana. Don Maurilio Guasco si è riferito proprio a questa visione profetica quando, nel suo intervento, ha raccontato, con la sua ben conosciuta brillantezza oratoria, la scelta, davvero controcorrente per il periodo storico, di ammettere e riconoscere pienamente le vocazioni religiose di donne originarie dei luoghi di missione nei quali la Congregazione delle Piccole Suore della Divina Provvidenza si trovava ad operare.
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Proprio i luoghi di missione dell’America meridionale furono teatro di un episodio molto doloroso per Madre Michel, quando, dopo una disavventura occorsale su un ponte che attraversava un fiume, ella non fu ospitata da una consorella in disaccordo con le scelte operate nella Congregazione agli albori. Proprio questo stile di fiducia e di abbandono alla volontà di Dio caratterizzò tutta la vita della fondatrice, come il Prof. Pietrasanta ha messo bene in luce, parlando della temperie culturale dalla quale scaturirono le figure mirabili dei cosiddetti Santi sociali piemontesi, tra le quali a pieno titolo è possibile annoverare Madre Teresa Michel. Lo stesso stile di incontro e di attenzione ai poveri è oggi riscontrabile nella Congregazione delle Piccole Suore della Divina Provvidenza e, non a caso, il Prof. Impagliazzo ha scelto di indicare il nome della famiglia religiosa come sottotitolo al libro: la “creatura” di Madre Michel che rispecchia in pieno il carisma e ne continua nel tempo il messaggio di speranza.
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Il libro, come ha espressamente dichiarato la Superiora, aiuta le stesse Sorelle della Congregazione a riscoprire e a comprendere meglio la figura di Madre Michel, poiché il taglio storico, e lo stile narrativo dell’opera, permette di ripercorrere le tappe di una meravigliosa avventura di una vita vissuta alla luce del Vangelo. La vita di Madre Teresa Michel conserva integro il fascino di un affidamento totale a Dio che chiama ciascuno alla santità. Ella si pone come figura modello che, nella normalità di un’esistenza, segnata dal dolore per la scomparsa prematura delle persone amate, ha riscoperto un Amore più grande da rivolgere ai più poveri tra i poveri, ma, allo stesso tempo, da ricevere da loro. Proprio l’attenzione ai poveri ci permette di scoprirci a nostra volta poveri e bisognosi di quell’amore scambievole che dovrebbe essere segno distintivo dei cristiani. Gregorio Magno, commentando il brano di Vangelo nel quale Gesù manda i discepoli a due a due, nota come il Maestro desiderasse che la prima predicazione della Buona Novella fosse l’amore vicendevole.
Paolo Astori
Marco Impagliazzo è professore associato di storia contemporanea all’Università per stranieri di Perugia. È studioso del fenomeno religioso in Europa e dei rapporti tra cristianesimo, ebraismo e islam nel Mediterraneo in epoca contemporanea. È stato consulente storico del Comitato del Grande Giubileo del 2000; è editorialista de L’Osservatore Romano. Tra le sue pubblicazioni: Duval d’Algeria. Una Chiesa tra Europa e mondo arabo (Roma 1994), Premio “Lao Silesu” per la ricer ca storica; Una finestra sul massacro. Documenti inediti sulla strage degli armeni (1915-1916) (Milano 20032), Premio “Minturnae” per la saggistica nel 2003; e, in collaborazione con Mario Giro, Algeria in ostaggio (Milano 1997). Presso le Edizioni de L’Osservatore Romano ha pubblicato: Storia degli anni santi (1300-1978) (Città del Vaticano 1997) e Il Giubileo con i testimoni della fede del XX secolo (Città del Vaticano 2000).