La brocca di Betlemme

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La brocca di Betlemme

Vicino alla capanna o alla grotta del presepe è difficile che man­chi una brocca e tante volte, da qualche parte del paesaggio, ve­diamo un piccolo pozzo.

Anche nel mio presepe, davanti alla mangiatoia, trovo una bella brocca di terracotta.

Ma occorre andare con la mente a Gerusalemme, al tempo in cui regnava il re Erode, per capire bene la presenza di questo og­getto, che rappresenta qualcosa di più di un semplice contenitore.

Nella Città Santa vi erano migliaia di brocche: tre sono le pro­tagoniste nel nostro racconto. Sì, questa è la storia di tre brocche, fabbricate appositamente per contenere l’acqua. All’epoca erano recipienti motto importanti, perché l’acqua era allora, e lo è al­trettanto oggi, un bene prezioso, una benedizione celeste e un ve­ro dono di Dio. Tuttavia, benché avessero lo stesso scopo, le tre brocche erano state fabbricate con materiali diversi. Si trova­vano inoltre in posti differenti della città e fu un annuncio “an­gelico” a unire le loro storie.

Infatti, quando i pastori portarono in città la notizia che un Re era nato net vicino villaggio di Betlemme, alle tre brocche toccò una sorte comune: erano, proprio e solo foro, destinate a essere donate al regale neonato.

Un ricco mercante di nome Eleazaro, sentito l’annuncio, corse nella bottega più prestigiosa di oggetti preziosi. «Cosa regalare al principino», pensava tra sé, «per fare subito colpo sugli in­fluenti genitori?». Si guardò attorno e un oggetto attirò la sua attenzione, era una brocca tutta d’oro massiccio: «Ecco, questo è il dono perfetto!»

Giairo era un esattore delle tasse, conosciuto in tutta Geru­salemme per la sua furbizia e ricchezza, oltre che per la sua ma­nifesta disonestà. Appena gli arrivò all’orecchio la notizia, non ci pensò due volte a prendere dalla sala da pranzo il pezzo più pregiato della sua collezione: una magnifica brocca interamente d’argento che usava per servire l’acqua durante le sontuose cene che offriva ai suoi ospiti.

Anche Beniamino, un ragazzo venditore ambulante, voleva portare un dono al nuovo Re. In tasca aveva solo due spiccioli, il guadagno di un’intera e faticosa giornata di lavoro. Passando davanti alla bottega di un vasaio, si fermò un momento a guar­dare e poi entrò. L’artigiano stava pulendo una brocca di terra­cotta da poco tolta dal forno. Beniamino la guardò ed esclamò senza indugio: «È proprio il regalo che cercavo! Quanto costa?» «Mezzo denaro.»

«Non importa allora…» rispose il ragazzo rattristato. «Io ho solo due spiccioli».

«Va bene ugualmente. Oggi sono felice e i tuoi due spiccioli mi bastano!».

Beniamino, soddisfatto dell’affare, uscì di corsa: Betlemme di­stava qualche chilometro.

Fu un caso, ma forse non proprio solo un caso, che Eleazaro, Giairo e Beniamino si trovassero quel giorno, nel tardo pome­riggio, alla stessa ora, nello stesso posto, l’uno accanto all’altro: erano tutti e tre davanti al Bambino Gesù, e ognuno aveva in mano la propria brocca da regalare al piccolo Re.

Giuseppe, meravigliato nel vedere i tre doni deposti davanti alla mangiatoia, disse: «Grazie! Sono dei regali davvero speciali. Il piccolo Gesù ha proprio bisogno di un contenitore per l’acqua, il pozzo infatti è lontano da qui. Ma sceglierò una sola brocca per lui, la migliore».

Le facce dei tre donatori si rattristirono di colpo.

«Ma non è giusto!» replicò istintivamente Eleazaro.

Anche le tre brocche, appena sentirono queste parole, si agitarono e cominciarono a “sgomitare”.

Quella d’oro alzò subito la voce gonfiandosi il petto: «Non c’è da scegliere! Il Re non può che prendere me: l’oro è segno delta regalità, della divinità, della potenza e della forza».

La brocca d’argento non la fece neppure finire di parlare: «Non dire sciocchezze. Io sono la migliore! L’argento è il colore dell’abbondanza, della prosperità e delta purezza. L’acqua si rispecchia limpida nella mia luce».

La brocca di terracotta, trovandosi in mezzo alle altre due, non osava neppure alzare gli occhi, e sussurrò: «Io sono di un materiale umile e ho il colore della semplice terra, proprio come Beniamino, che mi ha comprato, e il vasaio che mi ha modellato con amore. Sono solo una povera brocca, creata per accogliere e donare acqua».

Giuseppe, che misteriosamente aveva sentito le parole delle brocche, decise: «Sono sicuro che il piccolo Gesù vorrebbe proprio questa!» disse indicando col dito la brocca di terracotta.

Guardando poi negli occhi Eleazaro, Giairo e Beniamino, continuò: «Un antico aforisma ricorda questa verità: come l’acqua si conserva meglio non in vasi d’oro o d’argento, ma in vasi di terracotta, così la Parola di Dio e la sua grazia trovano il loro posto più bello in colui che è umile e semplice, in colui che si sente solo un vaso di terracotta».

A quelle parole, Gesù rivolse lo sguardo compiaciuto verso il padre Giuseppe e poi parve sorridere al piccolo Beniamino.

Maria, intanto, prese la brocca di terracotta, diede un bacio sulla fronte al ragazzo e corse al pozzo per riempirla d’acqua fresca.

E poi… che fine ha fatto quella brocca degna del divino Re?

Quando La Sacra famiglia dovette fuggire in Egitto, Giuseppe la regalò a una povera famiglia samaritana che si trovava a Betlemme per il censimento e aveva avuto da poco una bellissima bambina.

Un bel giorno, dopo più di trent’anni, Gesù giunse in un vil­laggio della Samaria presso un pozzo, quello di Giacobbe.

Gesù, che era uomo e anche Dio, fu in grado di riconoscere proprio quella brocca in mano a una donna. Era la bambina di Betlemme! Le domandò dell’acqua e si fermò a parlare con lei che, alla fine, gli chiese: «Signore, dammi di quest’acqua perché non abbia più sete».

Gesù la guardò con amore, perché il suo cuore era simile alla brocca che portava con sé, e rispose: «Io sono l’acqua viva! Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna».

Ecco perché nel mio presepe non solo si trova una brocca ai piedi della mangiatoia, ma pure la statuina di una donna con una brocca in mano. Mi ricordano che Natale significa preparare il cuore come una bella brocca di terracotta, la più semplice e umile, ma anche la più adatta ad accogliere Gesù, l’acqua viva che solo Dio ci può donare la vita eterna!

 

Auguri di un felice e santo Natale

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