La gioia non è una cosa che si compra nel mercato
A spezzare le risate forzate di «una cultura non gioiosa che inventa di tutto per spassarsela», offrendo «dappertutto pezzettini di dolce vita», ci pensa la vera gioia del cristiano. Che «non si compra al mercato» ma è «un dono dello Spirito», custodito dalla fede e sempre «in tensione tra memoria della salvezza e speranza».
«La gioia non è vivere di risata in risata, no, non è quello» afferma Papa Francesco. E «la gioia — aggiunge — non è essere divertente, no, non è quello, è un’altra cosa». Perché «la gioia cristiana è la pace, la pace che c’è nelle radici, la pace del cuore, la pace che soltanto Dio ci può dare: questa è la gioia cristiana». Il Papa fa presente che «non è facile custodire questa gioia». E «l’apostolo Pietro dice che è la fede che la custodisce: io credo che Dio mi ha rigenerato, credo che mi darà quel premio». Proprio «questa è la fede e con questa fede si custodisce la gioia, si custodisce la consolazione». Dunque «la gioia, la consolazione, ma soltanto è la fede a custodirla».
«Noi — riconosce il Papa — viviamo in una cultura non gioiosa, una cultura dove si inventano tante cose per divertirci, spassarsela; ci offrono dappertutto pezzettini di dolce vita». Ma «questa non è la gioia, perché la gioia non è una cosa che si compra nel mercato: è un dono dello Spirito».
In questa prospettiva Francesco suggerisce di guardare dentro se stessi, domandandosi:
«Com’è il mio cuore?
È pacifico, è gioioso, è in consolazione?».
Di più, rilancia il Pontefice, «anche nel momento del turbamento, nel momento della prova, quel mio cuore è un cuore non inquieto bene, con quella inquietudine che non è buona: c’è un’inquietudine buona ma ce n’è un’altra che non è buona, quella di cercare le sicurezze dappertutto, quella di cercare il piacere dappertutto». Come «il giovane del Vangelo: aveva paura che se lasciava le ricchezze non sarebbe stato felice».
Marco 10,17-27
17 Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». 18 Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19 Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre».
20 Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». 21 Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». 22 Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
23 Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!». 24 I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com’è difficile entrare nel regno di Dio! 25 È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». 26 Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?». 27 Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio».
Perciò «la gioia, la consolazione» sono «il nostro respiro di cristiani». E così, suggerisce Francesco, «chiediamo allo Spirito Santo che ci dia sempre questa pace interiore, quella gioia che nasce dal ricordo della nostra salvezza, della nostra rigenerazione e dalla speranza di quello che ci aspetta». Perché «soltanto così si può dire “sono cristiano”». Infatti non ci può essere «un cristiano oscuro, rattristato, come questo giovane che “a queste parole si fece oscuro in volto, se ne andò rattristato”». Di certo «non era cristiano: voleva essere vicino a Gesù ma ha scelto la propria sicurezza, non quella che dà Gesù».
Per questo «chiediamo allo Spirito Santo che ci dia gioia, che ci dia la consolazione, almeno nel primo grado: la pace». Consapevoli che «essere uomo e donna di gioia significa essere uomo e donna di pace, significa essere uomo e donna di consolazione: che lo Spirito Santo ci dia questo».
(Cfr. Papa Francesco, 28/05/2018)