Le relazioni e la loro qualità
1. La persona come “relazione” …
Secondo Mounier, la persona è «essere più, con e per gli altri».
«Essere più». La persona è vocazione, è progetto, è tensione verso realizzazioni sempre più compiute di sé, in un dinamismo determinato dalle scelte che fa di fronte alla storia e alla realtà che lo circonda. L’identità della persona, di fronte agli altri e a se stessa, nella sua maggiore o minore maturità, corrisponde alle scelte che fa e, attraverso le scelte, vere o sbagliate che siano, cammina verso il suo fine che l’attrae verso la realizzazione di sé: essere «qualcuno».
«Con gli altri». La persona però non può divenire, essere se stessa, se non nel rapporto con gli altri. È condizionata dalle scelte altrui e condiziona gli altri con le proprie scelte. In questo contesto, la persona dipende dai rapporti che essa istituisce con gli altri: famiglia, vicini, comunità, Chiesa, nazione, umanità. Nelle relazioni, a seconda della loro intensità e qualità, la persona diviene. In questo senso, la persona è relazione.
«Per gli altri». L’essere vocazione, relazione, si chiarifica in questo altro carattere della persona: non essere fine a sé stessa, ma avere come orizzonte l’altro: persona, gruppo, nazione, umanità. La persona si realizza nel dono di sé, nella misura in cui stabilisce rapporti di servizio e di gratuità in favore degli altri, della loro realizzazione. Così la persona sviluppa la sua vocazione, diviene assieme agli altri nella misura in cui è capace di determinare chiaramente il fine per cui spendere la propria vita. E nella tensione verso il fine, sviluppa se stessa, fa emergere i suoi doni e le sue qualità, canalizza tutte le sue energie biopsichiche e spirituali. Il fine diviene unificante e qualificante la propria persona. Perciò, nella misura in cui il fine coincide con il bene altrui, nella più ampia espressione del bene dell’umanità, la persona esplica se stessa, si realizza nella sua originalità, esprime la sua identità.
2. La persona immagine della Trinità: Dio-Relazione …
Creato a immagine e somiglianza di Dio, l’uomo è chiamato a vivere questa “immagine” in una spiritualità dei rapporti, o spiritualità di comunione.
- Spiritualità che si radica in Dio (amore condiviso, Trinità di Persone), che crea l’essere umano a sua immagine e, comunicandosi, lo chiama a una santità come la sua ”Vocazione” che è al tempo stesso “convocazione” alla comunione con Lui, comunione che diventa possesso comune di quanti lo accolgono (LG 2-5; DV 2-5; AG 2-5; UR 2).
- Ma anche nella risposta dell’essere umano, che consiste nel fatto di farsi sempre più comunità -popolo- famiglia di Dio. Egli volle santificarci-salvarci non isolatamente, ma come popolo santo (LG 9; cfr. GS 24; Ef 4,1-16; 1 Pt 2, 1 -1 0 e altri).
- Spiritualità il cui dinamismo interno consiste nelle relazioni di dialogo con Dio, fra gli esseri umani in Dio, integrando-unificando in esse tutta la realtà (creazione e storia). E’ la santità delle relazioni che avviene nelle stesse relazioni, cioè, santità comunitaria (vedi sopra e cfr. 2Cor 8 e 9: Fil 1,3-11-1 2,1-1 l: Coi 3.5-4.6 e altri)
- E nel dialogo e il discernimento comunitario, dinamismo condiviso di ricerca della volontà di Dio in una situazione concreta (cfr. Atti cap. 15; Ef 4,15). E’ il dinamismo dell’amore e del servizio scambievole, nell’orizzonte dell’universalità (cfr. Gv 13,1-20; Mt 18… ; L G 5).
- Spiritualità il cui fine ultimo è la maturità della Chiesa in Cristo, nella pienezza del suo sviluppo, nella sua perfezione come “corpo”.
- Spiritualità-santità della Chiesa che tende a rivelare Cristo nel suo volto in modo sempre più perfetto, perché la Chiesa deve essere sempre più pienamente Chiesa segno e strumento della salvezza universale nella carità.
3. Cristo sintesi delle relazioni uomo-Dio, vissuto e convissuto nella Chiesa e come Chiesa
- Dio in Cristo si rivela pienamente all’uomo (Gv 1,1ss; DV 4): entra nella storia in modo nuovo, diretto e personale (Gv 1,14; 2Co 8,9; Ga 4,4; AG 3); assume la natura umana e si fa soggetto della storia e al tempo stesso suo Signore; in Cristo, tutta la creazione ha il suo centro e il suo senso definitivo (GS 45. 22. 32. 39; Puebla 197). Cristo è pienamente uomo ed assume i condizionamenti storici del suo tempo (GS 22. 32; Puebla 190)
- Gesù opta per un popolo nuovo, dove tutti vivono relazioni nuove (Mt 5; 6;7; Gv 15,13; 2Co 5,18-19; Col 1,20-22; GS 22.32); annuncia una nuova giustizia, (discorso ella montagna) (Mt 5,1-20); chiama tutti a convertirsi dal peccato, con il conseguente rinnovamento delle relazioni umane e delle strutture in cui si esprimono; chiama a entrare così in una vita nuova, quella di Dio, condivisa da quelli che si amano; opta per i poveri, i deboli, i peccatori, i malati, gli emarginati, i condannati … per mostrare a tutti la loro dignità di figli di Dio e la predilezione di Dio per ciascuno di loro; fa di loro il “segno” che il Messia atteso, che il Regno di Dio, è arrivato (Lc 4,18-19)
- Queste relazioni nuove hanno un prezzo: passare attraverso la morte (Gv 10,17-18; Puebla 191) … Gesù, come la parola e l’azione, crea un movimento di liberazione che a partire dalla conversione del cuore trasformi la convivenza umana a causa del “Vangelo del Regno” nel quale ha creduto (EN 9); il potere religioso e il potere politico lo condannano a morte come eretico e agitatore politico (Lc 22,52-54; 23,1-5; cfr. Mc 3,1-6; Mc 14,55-59); così Cristo si trova di fronte all’opzione per la morte e l’assume come la sola via capace di testimoniare la limpidezza del suo messaggio di amore e di libertà
* come opzione radicale, libera e cosciente per il non-potere, la non violenza, l’impotenza, pur potendo chiamare legioni di angeli a su difesa;
* come opzione di fedeltà alla volontà del Padre;
* riscatta l’uomo (uomo e donna) dal peccato, riconcilia l’umanità col Padre e le comunica la sua stessa vita mediante lo Spirito (Col 1,20);
* così, dalla Croce, Cristo rivela all’umanità il senso dell’esistenza; la via e il modo per compiere la giustizia, edificare la pace e armonizzare il proprio io, le relazioni con gli altri e con tutta la natura creata.
- Cristo risuscitato, che è la nostra pace (Gv 14,27) e la nostra giustizia, è costituito dal Padre unico mediatore e Signore della storia, suo centro e fine, destinata alla sua condizione di Resuscitato. (1Co 42,57; GS 10.45; Puebla 195); nasce così il nuovo popolo, la Chiesa, come presenza visibile di Cristo fra gli uomini, per continuarne l’opera in mezzo a loro e annunciare a tutti i popoli la buona nuova della salvezza. (LG 9)
- la Chiesa è opera dello Spirito (Rm 8; DV 64) perché Egli abita in essa come nel suo tempio, come sua anima, e fa di essa, di tutti i cedenti, l’unico corpo di Cristo; Egli la conduce alla verità tutta intera; Egli rivela ai fedeli il senso profondo degli insegnamenti di Gesù e il suo mistero; Egli opera come luce e forza di quelli che, avendolo accolto con cuore sincero testimoniano Cristo con la parola, la presenza e l’azione. Essa è il nuovo popolo, il Cristo presente nella storia, che come granello di senape, seme, germe … è chiamata a crescere e moltiplicarsi come segno del Regno di Dio in mezzo agli uomini e ai popoli; questa missione di segno e strumento del Regno di Dio, la Chiesa la compie in un tempo (epoca) e in un luogo (cultura) determinati; e i diversi tempi e culture danno alla Chiesa la “possibilità” di esprimere la multiforme manifestazione dello Spirito perché in lui tutto possa venire integrato nell’unità salvifica universale; perciò la Chiesa è chiamata ad esprimersi secondo le mutevoli esigenze delle diverse epoche storiche e ad inculturarsi in modo che l’unica fede possa venire espressa nelle diverse culture (Rm 29,3; cfr. Atti 15, Concilio di Gerusalemme).