Abbandonarsi all’amore di Dio

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Vivere la carità, come persona e come Chiesa, in rapporto a Dio, significa: Abbandonarsi all’amore di Dio

Dio “ci ha amato per primo” (1Gv 4,19). La carità è rimettersi all’Amore di Dio che ha fondato la nostra esistenza e quella del mondo (creazione), che in Cristo ha redento l’uomo stesso dalla sua incapacità di amare Dio (redenzione), che nel suo Spirito ha voluto rendere partecipi della sua vita noi e l’intera umanità, e così radunare quanti credono in Cristo nella comunità credente, la Chiesa. Cristo ci ha donato e comunicato il suo Spirito, garanzia e testimone che siamo “figli adottivi” del Padre e, perciò, “eredi di Dio e coeredi di Cristo” (Cf. Rm 5,5; 8,14-17).

Dio, comunità d’Amore, non è conquistato da noi né possiamo noi raggiungerlo con i nostri meriti; possiamo accogliere il suo dono solo nella povertà e umiltà, riconoscendo che la nostra vita ha la sua origine e la sua fonte nell’amore del Padre, del Figlio, dello Spirito. La carità consiste anzitutto nell’abbandonarsi all’Amore del Padre, rivelatoci da Cristo e di cui ci fa partecipi lo Spirito.

Dio comunica se stesso come dono assoluto, gratuito, definitivo, permanente (Cfr. Gv 3,34; 14,16.23; Rm 5,5): il suo Spirito penetra in noi, senza confondersi con noi, e in noi dimora; crea in noi la vita nuova, ci fa rinascere come figli di Dio, capaci di amare Dio e tutti gli uomini, tutta l’umana realtà, e di comunicare loro la vita di Dio che abbiamo ricevuto. Lo Spirito grida in noi: “Padre”, e, così facendo, suscita in noi come un’eco il grido: “fratelli”.

 

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